L’ardimento

Cinquant’anni fa, il 28 febbraio 1956, moriva don Carlo Gnocchi, noto per la sua opera a favore di orfani e mutilati di guerra.

«La lettura di una biografia come la presente, scrive nella prefazione il card. Martini, ci mostra quali preparazioni di mente, di spirito, e quali indicibili prove siano alla radice della sua dedizione».

La convinzione che «Cristo, vero Dio e vero uomo, è l’esemplare e la forma perfetta cui deve mirare a tendere ogni uomo», lo rende appassionato educatore dei giovani per avvicinarli a Cristo, condividendo la loro vita dentro le circostanze in cui essi si trovano a vivere. Per questo chiede con insistenza di partecipare alla campagna di Russia alla quale sopravviverà miracolosamente.

Lì vede l’abisso del male, lì scopre la sua vocazione alla carità. Tornato dalla Russia, raccoglie e cura, avvalendosi delle migliori tecniche, i bambini mutilati di guerra per riabilitarli e reinserirli nella società.

Dirà poco prima di morire: «Sono innamorato del mistero di ogni persona e della sua libertà». In un’opera giovanile aveva scritto: «L’amore è la forza più benefica del mondo. Dio stesso è amore».

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