La gratitudine fa fiorire le solite cose

“Ti ho amato con un amore eterno perché ho avuto pietà del tuo niente” (Geremia).
Che cosa c’è di più evidente per l’uomo del proprio niente? E’ una verità che difficilmente confessiamo perfino a noi stessi: lo “schema” del mondo non lo prevede.

Occorre molta lealtà per ammettere di essere fragili, bisognosi, limitati, che questa è la stoffa della nostra umanità. Ma sarebbe una realtà triste senza la grazia dell’incontro con qualcuno che abbia pietà del nostro niente e ci abbracci con amore gratuito e fedele.

Il Natale porta l’annuncio che Dio fa questo per ciascuno di noi: vede il nostro niente, si “commuove”, stabilisce la sua tenda in mezzo a noi per essere presenza discreta e buona che si accompagna alla nostra vita. Di questa presenza che non ci condanna, ma guarda al desiderio del cuore abbiamo bisogno per poter guardare a noi stessi con simpatia, senza soccombere sotto il peso dei nostri errori e della nostra fragilità. E riprendere ogni giorno il cammino.

Con lieta sorpresa vediamo accadere nella vita della nostra azienda questa modalità di guardare a sé e all’altro che rende grati e fa fiorire le solite cose: i rapporti, il lavoro, se stessi.

Così attraverso l’esperienza dell’umano il divino si sperimenta presente. Come duemila anni fa.

Buon Natale.

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