Libertà della Chiesa e bene comune

Come ogni momento importante della vita, le elezioni sono una occasione per chiederci cosa è in gioco, cosa ci sta a cuore e con quali criteri scegliere.
Ciò che è in gioco è l’assetto del potere ed è perciò un dovere votare, andando oltre sia forme di antipolitica sia di scelte da tifosi, per affermare un’idea di persona e di società. Il potere, infatti, può essere “sensibile alla verità”, al servizio della persona e della società oppure teso a dominarle.

Ascoltando le dichiarazioni e soprattutto guardando le azioni passate dei candidati bisogna valutare se diano garanzia di rispetto della libertà, in primo luogo della libertà della Chiesa di esprimersi e di agire. Per sua natura, infatti, essa non può essere assoggettata a nessun potere e perciò diventa il baluardo della libertà per tutti. Cosa sarebbe accaduto se, a fronte di un massiccio dispiegamento di forze, tutt’altro che arrese, tese a stravolgere la concezione e la pratica della vita e della famiglia, la Chiesa avesse taciuto? Quante volte in nome della laicità dello stato è stato negato il diritto dei vescovi o del papa di esprimersi, fino al caso della Sapienza, o di Magdi Allam di chiedere il battesimo e di diventare Cristiano non di nascosto, ma pubblicamente?
Se il primo criterio è la libertà della Chiesa e il riconoscimento del ruolo anche pubblico della fede come baluardo della libertà per tutti, il secondo è il bene comune. Un potere a servizio del popolo ha stima della persona, è aperto al contributo di tutti, tutela e favorisce la crescita di quelle esperienze in cui il desiderio dell’uomo e la sua responsabilità si esprimono. Come si potranno affrontare l’emergenza educativa, la crisi economica, la disgregazione sociale, come si potrà ridare speranza al nostro popolo se non a partire dalla persona e dalle formazioni sociali (associazioni, scuole, imprese, opere) in cui egli esplica la sua personalità?
Da ultimo realismo. Il sistema elettorale ha tanti limiti, in particolare l’impossibilità di scegliere chi deve rappresentarci. Ma dentro queste contraddizioni la strada da scegliere è quella che, pur tra mille “buche”, può più efficacemente (le leggi si fanno con le maggioranze, non con l’idea più giusta) favorire la libertà della Chiesa e il bene comune, difendendo la vita, la famiglia, la libertà di educare e di realizzare opere, frutto del desiderio e della responsabilità degli uomini.

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